Nato a Dublino nel 1976, studia Fotografia alla Fondazione Studio Marangoni, Firenze.

Le sue foto vengono esposte in numerose mostre personali e collettive tra le quali l’ottava edizione della Biennale dei giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo (BJCEM) a Torino e il festival internazionale di fotografia di Arles Rencontres Internationales de la Photographie. Espone inoltre in istituzioni quali l’Art Institute di Chicago e la Galleria Civica di Modena.

La sua pratica si sviluppa intorno ai temi del ritratto e dell’architettura, a cominciare dalla serie Circostanze Familiari per arrivare a Leicamix e Maremmana, quest’ultima un’esplorazione della relazione tra il contesto e la natura umana che lo abita.

Nel 2016 pubblica New York Serenade, un libro sulla storia del rock a New York. Ha un’esperienza pluriventennale come fotografo di campagne pubblicitarie ed editoriali.

Vive tra Milano e Barcellona.

Matteo Guidi (Cesena, Italia, 1978) residente a Barcellona, sviluppa una pratica che si colloca all'incrocio tra arte contemporanea e antropologia sociale, e il cui tema centrale è la cultura materiale. Basandosi sull'osservazione di diversi gruppi sociali o persone, analizza il loro rapporto con gli oggetti di uso quotidiano, concentrandosi su possibili nuovi usi e dando loro nuove simbologie. Da qui, genera un lavoro critico e sottile, ma allo stesso tempo carico di poesia. I progetti si sviluppano in diverse discipline come la fotografia, il disegno, il video o l'installazione. Insegna all'Università ISIA di Urbino (Italia).

Collabora con GREDITS (Grup de Recerca en Disseny i Transformació Social) ed è membro di A/A Network (Art and Anthropology Network) e CoMoDo (Comunicar Moltiplica Deberes). E' il fondatore del progetto Cooking in Maximum Security e co-fondatore del progetto The Artist and the Stone. I suoi lavori sono stati esposti in varie mostre collettive e individuali: Bienal Sur (I biennale dell'America Latina), Cucúta (Colombia); Festival Loop, La Capella, Homesession, Galería Àngels Espai 2, Fundación Suñol, Arts Santa Mònica, Museu del Disseny, Galeria AB9, Bienal de Valls; Bienal d'Amposta, MAGASIN Centre d'Art Contemporaine (Grenoble); Por Estos Dias, Medellin (Colombia); Yorkshire Sculpture Park, Wakefield (UK) e Fondazione Pastificio Cerere (Roma).

Ha tenuto conferenze e workshop in diversi contesti nazionali e internazionali quali: Escola massana, Casa Asia, Universitat de Barcelona, CaixaForum e La Virreina Centre de l'Imatge, MAGASIN Centre d'Art Contemporaine, Libera Università di Bolzano; Museo d'Arte Moderna di Cagliari; Akademie der Künste der Welt (Colonia), ESAD School of Art and Design, Matosinho e Academia de Bellas Artes de Cidade do Oporto; International Academy of Art Palestine (Ramallah).

• Centro de arte Lo pati, Amposta (E)
• Museo della Cooperativa degli scalpellini, Oporto (P)
• Museo dell'Accademia di Belle Arti della Città di Porto (P)

Giuliana Racco (Toronto, Canada, 1976) vive in Europa dal 2002.

Consegue la laurea in Arti Visive presso l'Università Iuav di Venezia e successivamente diventa Assistant Professor, affiancando Lewis Baltz nei corsi di arti visive presso lo stesso Ateneo.

A livello internazionale coordina il Padiglione della Repubblica Ceca e della Slovacchia per la Biennale di Venezia (2008-2011) e, nel 2017, è prende parte alla direzione creativa del programma Encounters per Juntos Aparte, un progetto a cura di Alex e Luis Miguel Brahim per BIENALSUR. È inoltre responsabile per le traduzioni di MONOS Editions e ha tradotto, oltre ad occuparsi della ricerca, Migropolis: An Atlas of a Global Situation (Hatje Cantz, 2009).

Attualmente è membro della commissione per i programmi di Hangar.Org, Centro per la Ricerca e la Produzione Artistica, con sede a Barcellona.

Traendo spunto dall’esperienza sul campo, dalla ricerca d’archivio e dalla narrazione collettiva, Racco mette costantemente in discussione i filtri attraverso i quali vengono percepiti certi concetti basilari della cultura occidentale.

Tra i suoi interessi: i processi linguistici, il desiderio e il movimento. Unisce la sfera dell’intelletto e dell’emotività, come anche quella della poetica e della politica, inerenti in particolare ai lavoratori, i migranti e i rifugiati.

Il disegno, la stampa, i media digitali, l'installazione e l'intervento pubblico sono tutti elementi della sintesi formale del suo lavoro.

Ivana Pinna (Nurri, 1976), artista multidisciplinare, nasce in un piccolo paese di 2500 abitanti situato al centro della Sardegna. Dopo la laurea in Scienze Politiche lascia l'Italia e vive in Inghilterra, Belgio, Francia, Germania, Cina, Svizzera. Nel 2017 si trasferisce a Barcellona.

Nel suo lavoro si ritrovano linguaggi, materiali, tecniche e discipline differenti. Negli ultimi anni ha lavorato intensamente sul corpo praticando yoga, danza aerea e altre metodologie corporee. Questo tipo di ricerca l’ha portata a un approfondimento della percezione sensoriale insieme a una maggiore consapevolezza della pratica del respiro, della coscienza del corpo e dello spazio circostante. L'indagine si riflette negli ultimi lavori, caratterizzati da attività che richiedono concentrazione, pazienza e un lungo processo di attuazione. Alcuni di questi si distinguono per le azioni che necessitano un naturale passaggio del tempo, in cui l'enfasi è posta sul processo piuttosto che sul risultato finale. Ivana Pinna ha esposto in diversi paesi tra cui Spagna, Germania, Regno Unito, Grecia, Francia e Italia. Ultimamente ha realizzato vari progetti partecipativi, coinvolgendo direttamente il pubblico nel processo creativo e collaborando con altri artisti in progetti dal carattere trans-disciplinare. È fondatrice del progetto IVYnode, il cui obbiettivo è la promozione della cultura, arte, ambiente e innovazione all'interno di piccole comunità territoriali, fra le quali Nurri, il paese in cui è nata, che conserva ancora un carattere di autenticità ma che affronta il problema dello spopolamento e della perdita di identità legata soprattutto a problematiche giovanili.

Motiscause (Pisa, 1966) frequenta lo IED - Istituto Europeo di Design a Milano e consegue la specializzazione in Composizione Architettonica con il Prof. Gian Carlo Leoncilli Massi presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Firenze.

Il suo percorso formativo gli permette di entrare in contatto con Bruno Munari, una delle grandi figure del design e della cultura del XX secolo.

Artista poliedrico e ‘artigiano’, le opere di Motiscause spaziano tra pittura, disegno, scultura e installazione, fino alle sperimentazioni nell’oreficeria.

Nel 2007 restaura un magazzino abbandonato nel centro di Barcellona che diventa SpazioTransformer, un luogo unico e lavorato come fosse una tela dove progetta e costruisce una serie di pezzi unici che si collocano tra arte e design.

Residente a Barcellona dal 2004 le sue opere sono state esposte in contesti nazionali e internazionali.

Tra le mostre personali: Fogli Nudi (2018), iPazziFactory, Pisa; Missed Calls (2018), Cage Gallery, Barcellona; Reflexiones en un interior (clandestino) (2017), Galería H2o, Barcellona.

Nel 2016 il suo lavoro viene esposto nella mostra collettiva Subjective Reality presso lo SheShan MOCA e Forbidden City Gallery in Shanghai. Nello stesso anno viene selezionato dalla Sydney Mishkin Gallery, New York.

Nel 2015 espone al Matadero di Madrid per Summa Contemporary Art Fair e viene selezionato dal Museo del Design di Barcellona per la mostra collettiva Sintesi ’90 con l’installazione Sons de Paper. A Barcellona partecipa al progetto sperimentale Villa Nurbs (2007) sotto la direzione dell’architetto Enric-Ruiz Geli.

Tra dicembre 2013 e gennaio 2014 Motiscause è parte della giuria di docenti che dirige i workshop di architettura e disegno presso la Fondazione Enric Miralles di Barcellona.

Dal 2012, Motiscause è artista di Studio Motiscause, uno studio d’arte contemporanea e creazione di pezzi unici con sede a Barcellona fondato insieme a Francesca Regni (Corinaldo, 1978), curatrice e manager del progetto.

Fabrizio Contarino (Taormina, 1976) vive e lavora a Barcellona, dove si è stabilito nel 2003 e dove ha realizzato un master in Produzione Artistica e Ricerca presso l’Universitat de Barcelona.

La sua opera è centrata principalmente sul disegno con incursioni che vanno dalla fotografia e l'illustrazione fino alla video installazione.

L’uso di materiali e tecniche diverse - quali la carta, penna, inchiostro, stampa o strumenti digitali - configura la sua produzione artistica, delicata ed allo stesso tempo contundente.

L’immaginario creativo dell’artista si sviluppa attraverso la ricerca di una vasta gamma di immagini di alta e bassa cultura. Il suo lavoro, spesso carico di ironia e di critica sociale, si concentra su argomenti relativi alla trasmissione o alla manipolazione delle informazioni e sulla memoria.

Ha partecipato a numerose esposizioni internazionali in Spagna, Italia, Grecia, Colombia e Corea. Collaboratore della rivista Rojo dal 2002 al 2011, ha pubblicato le sue opere in varie riviste europee.

Umberto Ciceri (Milano, 1961) vive e lavora a Barcellona.

Con una formazione in Arte e Fashion Design, per decenni occupa i ruoli di direttore artistico e direttore creativo per le collezioni di tessuti, stampe e ricami delle maggiori case di moda tra cui Versace, Moschino, Jean-Paul Gaultier, Armani, Chanel, Hermés, Gucci.

Attivo nel mondo dell'arte dal 2007, coltiva la propria creatività intorno all’idea di pattern e texture, convogliando la sua ricerca nel campo della neurofisiologia e dei colori della fisica atomica. La pratica artistica di Ciceri indaga due diverse tematiche che si distinguono per contenuti e per modalità di rappresentazione.

La prima ha scopi sociali e viene formalizzata con installazioni sonore, proiezioni video e atti performativi.

La seconda si basa su studi di neuroestetica, in un’evoluzione personale della tecnica cinetica che porta lo spettatore a compiere dei movimenti davanti all’opera in un rituale percettivo alla coincidenza temporale. Gli elementi ricorrenti nelle installazioni video sono l'associazione tra l'alta definizione del testo e la bassa definizione delle immagini: l'artista utilizza una videocamera ad alta definizione ma intenzionalmente filma fuori fuoco, creando un contrasto emozionale tra la logica descrittiva della nitidezza del testo e la logica delle sensazioni nelle immagini sfocate: l’intera opera è imperniata su questa ambiguità etica ed estetica.

Nei lavori basati sugli studi di neuroestetica, l’atto del compiere dei movimenti, in antitesi a uno stato di immobilità, acquisisce il significato esistenziale della rigenerazione contro la stasi. Il movimento dello spettatore si identifica con quello dell’opera nella quale questi è riflesso.

Umberto Ciceri è rappresentato da gallerie internazionali, ha partecipato alla 54° Biennale d'Arte di Venezia nel Padiglione Italia e le sue opere sono in prestigiose collezioni private in tutto il mondo.

Filippo Minelli (Brescia 1983) frequenta il corso in Arte e Nuovi Media e si diploma con lode presso l’Accademia delle Belle Arti di Brera a Milano.

Alla formazione accademica affianca interventi non autorizzati in spazi pubblici, interventi che caratterizzano la sua pratica artistica anche negli anni precedenti.

La sua ricerca analizza tematiche relative all’architettura, alla politica, alla comunicazione e alla geografia, utilizzandole come base per la creazione di installazioni e performance documentate attraverso fotografia e video.

Il lavoro di Minelli è prevalentemente indirizzato a interrogare il ruolo dell’identità e le sue narrative nel mondo naturale e in quello digitale, tenendo conto del paesaggio tanto quanto degli spazi pubblici.

Attirato dai confini più che dalle nazioni, sviluppa la sua pratica seguendo una ricerca fondata sull’estetica della protesta: Minelli decontestualizza l’uso dei gas lacrimogeni, inverte la funzione delle bandiere e attinge dal patrimonio degli slogan, portando la politica su un piano antropologico e introspettivo.

Dopo vari progetti all’estero in esposizioni personali e collettive, nel 2011 torna a concentrarsi in maniera metodica sulla propria terra di origine, dedicandosi alla rilettura del paesaggio contemporaneo del nord Italia e pubblicando il libro Atlante dei Classici Padani.

Il suo lavoro è stato esposto al Münchner Stadtmuseum (Monaco), Total Museum (Seoul), La Triennale di Milano, East Wing Biennial (Londra), Manifesta 12 (Palermo), ArtScience Museum (Singapore), Museu do Som e Imagem (São Paulo), Biennale di Venezia 2011, Centro Cultural Recoleta (Buenos Aires), MACRO (Roma), ed è stato recensito negli anni da alcuni dei più importanti media outlet internazionali come Le Monde, The New York Times, Harpers, Huffington Post, CNN e Al Jazeera.

Dal 2007 Minelli viene invitato e selezionato da molteplici istituzioni per progetti di ricerca, residenze e conferenze, tra cui l’Università di Aarhus (DK), il Centro nazionale per le Arti Contemporanee (RU), Gyeonggi Creation Center (KR), Padiglione Architettura (IT), Epicenter Projects (USA), Fotografia Europea (IT), Centro Cultural de Belém (PT), Total Museum of Contemporary Arts (KR) e IULM - Università di Lingue e Scienze della Comunicazione(IT) e UCL (UK).

Vive e lavora tra Barcellona e Asunción, Paraguay.

Marco Noris (Bergamo, Italia, 1971) vive e lavora a Barcellona. Lontano da Bergamo dalla fine degli anni ’90, ha vissuto a Ferrara e Bologna per poi stabilirsi a Barcellona nel 2003. Disegnatore e pittore in essenza, Noris si è mosso nel mondo della videoarte, della net-art e della fotografia prima di ristabilire e focalizzare la sua pratica artistica nel campo della pittura. Dal 2015 sperimenta la pittura come mezzo per sviluppare esperienze performative come estensione del suo lavoro di studio. Più recentemente si è avvicinato al camminare come pratica artistica con il progetto In frontiera (2017, premio Barcelona Producció) e il più recente La entrega (2018, premio Arte e Natura per la creazione).

In Spagna ha esposto a Barcellona (Galeria Trama, Cyan Gallery, Galleria Esther Montoriol, Galleria Contrast, Galleria H2O, The Private Space, Casa Elizalde, Can Felipa, Espai M de La Escocesa, Galleria Sicart), a Madrid (Matadero), a Castellón (Galleria Canem), a Vic (Tempio romano di Vic, Vª Biennale di Vic) e nel MuME, Museo Memorial de l’Exili. Ha inoltre partecipato a mostre e festival negli Stati Uniti (New York, The Active Space, 2014), in Italia (Different Pulses, Udine, 2013 e ParmaPoesia, 2002) e in Francia (Parigi, Centre Pompidou, 2002).

Negli ultimi vent’anni, parallelamente alla sua attività artistica, ha creato e collaborato a diversi progetti collettivi, cominciando alla fine degli anni Novanta a Bologna con progetti collaborativi in ​​ambito digitale. Tra il 2005 e il 2015 si è dedicato alla fondazione e gestione de La Escocesa, centro di creazione artistica a Barcellona. Nel maggio 2018 ha co-fondato Fase, centro di creazione in L’Hospitalet de Llobregat (Barcellona). Tra il 2015 e il 2017 è stato artista residente ad Hangar, centro per la produzione di arti visive a Barcellona, e dal 2017 è artista residente a Piramidón.

Laureato in Architettura presso l’Università degli Studi di Firenze, David Scognamiglio (Bologna, 1980) approfondisce la propria formazione all’École Nationale Supérieure d’Architecture de Montpellier, alla Pontificia Universidad Católica de Chile e all’Universidad de Barcelona, dove frequenta il Master di ricerca e produzione in arte contemporanea.

Scognamiglio concentra la propria ricerca sui temi della materia, intesa come oggetto narrativo, e dello spazio interpretato come luogo di emozioni; in particolare l’artista esplora il rapporto tra lo spettatore e l’opera d’arte, ovvero l’impronta emotiva che l’opera lascia a colui o colei che ne fruisce.

David Scognamiglio ha esposto in numerose mostre collettive e individuali, tra le quali: E-E-01, Museo de la Universidad de Alicante, Spagna (2018); Incertum, Museo delle Miniere, Montecatini Val di Cecina, Italia (2017); Pluvium, Istituto Italiano di Cultura, Santiago, Cile (2017); De Rivus, Galería NAC, Santiago, Cile (2016); Electric Avenue, Galería Monoambiente, Buenos Aires, Argentina (2015); L’Origine, Nuit Blanche, Paris, Francia (2014).

Vive e lavora a Barcellona.

Un ‘visual storyteller’, Mattia Insolera (Bologna, 1977) inizia la sua carriera nel 2003 come fotografo dei tour di Vasco Rossi. Dal 2005 al 2009 è membro dell’Agenzia Grazia Neri e le sue foto vengono pubblicate su riviste italiane e straniere. Nel 2002 riceve il premio Iceberg, Giovani Artisti del Comune di Bologna, nel 2003 il Premio Canon, nel 2004 il premio Fnac Talent Latent.

Nel 2005 pubblica con la casa editrice Damiani il libro Sfrido, un progetto del comune di Bologna. Dal 2007 è residente a Barcellona dove frequenta il corso post-laurea in Fotogiornalismo dell’Università Autonoma di Barcellona (UAB). Nel 2008 vince la borsa di studio del Seminario di Fotogiornalismo di Albarracin condotto da Gervasio Sánchez, mentre nel 2009 riceve il premio della Biennale di Fotografia di Girona e un World Press Photo Award nella categoria Daily Life.

Negli anni 2009 e 2010 il Consiglio Nazionale di Arte e Cultura Catalano - CoNCA finanzia il suo progetto, Mediterraneo 6th Continent. Nel 2010 vince il premio Mare Nostrum, promosso dalla compagnia navale Grimaldi. Nel 2011 collabora con Medici Senza Frontiere al progetto From Hell to Limbo, con il quale documenta i flussi migratori attraverso il Mediterraneo.

Nel 2012 viene invitato in Olanda a partecipare al programma di residenza promosso dal Grid Photofestival. Nel 2013 vince il premio Fotopress promosso dalla fondazione La Caixa per documentare il dramma dei giovani migranti afgani in Grecia. Nel 2014 riceve il Premio MIA alla MIA Photo Fair. Nel 2015 pubblica il libro 6th Continent grazie a una campagna di crowdfunding che raggiunge il 115% del target iniziale. Il progetto viene esposto nell’ambito del Festival di Cortona On The Move, nel Museo finlandese della Fotografia di Helsinki, nel Museo Civico di Macerata e nel Festival Internazionale di Fotografia e Arte di Monopoli PhEST.

Attualmente è impegnato nella realizzazione di un progetto fotografico di ventisette prodotti agroalimentari italiani di eccellenza chiamato AILATIDITALIA. Mattia Insolera è rappresentato da Luz photo agency, Milano.

Luca Pagliari (Italia, 1965) è un artista plastico specializzato in fotografia. Vive e lavora a Barcellona.

Pagliari studia arte e fotografia sotto la guida di Luigi Ghirri, Bernd e Hilla Becher e Brian Young all'Università del Progetto di Reggio Emilia, l’École Nationale Supérieure des Beaux Arts di Parigi, la Düsseldorfer Kunstakademie a Düsseldorf e al Centro Internazionale di Fotografia di New York.

Il suo lavoro è stato esposto a livello internazionale in numerose gallerie e musei, fa parte di collezioni pubbliche e private ed è stato pubblicato in libri e riviste in diversi paesi.

Tra le mostre principali si distinguono quelle nella Galleria Bonni Benrubi di New York, la Fifty-One Fine Art Photography di Anversa, la Galerie du Château d'Eau de Toulouse, il Museo Internazionale di Fotografia di Brescia, così come le pubblicazioni con National Geographic Books, Harper's Magazine, Pushkin Press e Ivory Press, e acquisizione di opere dal SFMoMA di San Francisco, il Musée de la Photographie de Charleroi e la Bibliothèque Nationale de France.

Parallelamente alla sua attività di autore, lavora come consulente artistico ed è curatore di mostre; dirige progetti educativi, insegna e partecipa a seminari e conferenze; scrive articoli e saggi su arte e cultura, con un interesse specifico nella filosofia della fotografia. È membro delle associazioni “Leonardo - The International Society for the Arts, Science and Technology” e “Recursos de la Fotografía Artística en España”, Ministero della Cultura.

Tra le sue attività didattiche, la creazione del corso di laurea in Fotografia IDEP - Universitat Abat Oliva - CEU, e l’incarico come direttore degli studi e professore nel medesimo corso di laurea; la docenza nel corso di fotografia all'Universitat Politècnica de Catalunya - Centre de la Imatge i Tecnologia Multimèdia de Terrassa, all'Istituto Europeo di Design (IED) di Barcellona, ​la collaborazione con il Centro Internazionale di Fotografia di New York e il Centro de la Imagen di Lima.

Attualmente insegna e dirige il Master di fotografia professionale della Seeway Academy di Barcellona - Università San Jorge di Saragozza.

Laura Cazzaniga (alias Laura Pinta Cazzaniga). Artista site-specific.

Laureata in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Milano nella scuola di Luciano Fabro, Cazzaniga (Cantù, 1981) ha svolto corsi di perfezionamento in Arte, Architettura e Territorio, presso la Facoltà di Architettura di Roma Tre, Roma.

Ha realizzato un periodo di ricerca nello studio di Vito Acconci, a New York e, successivamente, si è trasferita in Spagna.

La sua ricerca si articola nel campo dell’installazione e attraverso interventi effimeri o azioni dirette, in contesti urbani o, più genericamente, in spazi di conflitto politico-sociale.

Si tratta, in ogni caso, di interventi specifici che si relazionano con un contesto storico, politico e sociale. Ha sviluppato e curato progetti relazionati con l’attivismo, la memoria storica, i diritti umani e la condizione femminile con diversi collettivi e gruppi artistici. Ha partecipato a Biennali e mostre nazionali ed internazionali tra cui la 54° Biennale d’Arte di Venezia (Padiglione Italia-Accademie, 2011), la XIV Biennale dei giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo BJCEM (Skopje, 2009), e ha realizzato azioni performative in Spagna, Italia e Grecia.

La sua ricerca è spesso condotta in forma autonoma e fuori dai contesti istituzionali.

Attualmente vive a Barcellona.